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Ponyo sulla Scogliera

Campione di incassi nei cinema nipponici nel 2008 (vincendo il premio come miglior film d’animazione ai Japan Academy Awards) e molto apprezzato anche all’estero (salvo in Italia, dove non ha brillato al botteghino) Gake No Ue No Ponyo, o più propriamente Ponyo Sulla Scogliera, il titolo scelto per l’edizione italiana, è un film d’animazione diretto e scenaggiato da Hayao Miyazaki e prodotto dallo Studio Ghibli. Lo storytelling è basato sul racconto Iya Iya En della scrittrice giapponese Rieko Nakagawa, illustrato da Yuriko Yamawaki. Il film ha partecipato in concorso alla 65ª Mostra del cinema di Venezia. In Italia il film è stato distribuito nelle sale il 20 marzo 2009.

Questa è la storia di Ponyo, una pesciolina marina che lotta per realizzare il sogno di vivere con un bimbo di nome Sosuke. Ma è anche la storia di come un bambino di cinque anni riesce a mantenere una promessa solenne. Ponyo sulla scogliera porta “La sirenetta” di Hans Christian Andersen nel Giappone contemporaneo. È una fiaba avventurosa sull’amore infantile. Un villaggio in riva al mare e una casa in cima alla scogliera. Un esiguo numero di personaggi. L’oceano come presenza vivente. Un mondo dove magia e alchimia sono parte della quotidianità. E gli abissi marini, come il nostro inconscio, interagiscono con le onde in superficie. Attraverso la distorsione di spazi e contorni, il mare esce dal consueto ruolo di paesaggio e diventa uno dei principali personaggi della storia. Un bimbo e una bimba, amore e responsabilità, l’oceano e la vita: queste le realtà ritratte e semplificate in Ponyo sulla scogliera. Così ho voluto offrire la mia risposta alle afflizioni e alle incertezze dei nostri tempi.

Hayao Miyazaki

Con questo lavoro, il regista Miyzaki conferma la sua forza poetica, capace di costruire mondi incantati, sospesi fra il vero e il fantastico. Al centro della trama troviamo Sosuke, un bambino di cinque anni che vive in cima a una scogliera e che – giocando sulla spiaggia sotto casa – trova Ponyo, una pesciolina rossa con la testa incastrata in un barattolo di marmellata.  Sosuke la salva e la mette in un secchio di plastica verde. Ponyo è affascinata da Sosuke e il bimbo prova lo stesso verso la pesciolina. Le dice: “Non preoccuparti, ti proteggerò e mi prenderò cura di te”. Ma il padre di Ponyo, Fujimoto – una volta umano e ora stregone che abita i fondali marini – la obbliga a tornare con lui nelle profondità dell’oceano. “Voglio essere umana!” esclama Ponyo e, determinata a diventare una bimba per tornare da Sosuke, tenta la fuga. Ma prima di farlo, versa nell’oceano l’Acqua della Vita, la preziosa riserva dell’elisir magico di Fujimoto. L’acqua del mare si alza. Le sorelle di Ponyo sono trasformate in enormi onde dalla forma di pesce che si arrampicano alte fino alla scogliera dove si trova la casa di Sosuke. Il caos sprigionato dall’oceano avvolge il villaggio di Sosuke che affonda sotto i flutti marini. Una bimba e un bimbo. Amore e responsabilità. Il mare e la vita stessa. In un’epoca di ansie e incertezze, Ponyo Sulla Scogliera è il coraggioso racconto della storia di una madre e suo figlio uscito dalla matita di Hayao Miyazaki.

 

Per meglio descrivere questa opera eccezionale vi proponiamo la recensione di Robert Bernocchi alias ColinMcKenzie, co-fondatore di BadTaste.it: solo pochi titoli riescono a colpirlo e di seguito vi riportiamo le sue parole.. Quello che leggete è tratto da BadTaste.it e pubblicato, originariamente, su questa pagina.

” Iniziamo subito dicendo una cosa semplice. Se qualcuno avanzasse la candidatura di Hayao Miyazaki come il più grande regista moderno, quello che insomma non solo ha un passato prestigioso alle spalle, ma anche un glorioso presente, avrebbe tutto il mio appoggio. Sicuramente, Miyazaki è il più grande visionario cinematografico attualmente in circolazione, con una potenza espressiva che forse il solo Guillermo Del Toro, nelle giornate (e pellicole) di grazia è in grado di eguagliare. Se non bastassero ogni volta le sue scenografie immaginifiche, piene di oggetti meravigliosi, ecco arrivare una serie infinite di creature, a metà tra il naturale e il mitologico, ma sempre straordinarie. E se qualcuno volesse sostenere che questo è dovuto al mezzo espressivo utilizzato (ossia l’animazione), è pregato di dirci chi nel campo dei cartoni può vantare risultati del genere al momento.

Ponyo sulla Scogliera è decisamente un film per i più piccoli, che forse non raggiunge le vette sconvolgenti de La Città Incantata (che continuo a trovare il capolavoro di questo regista) o la complessità de La Principessa Mononoke. Di sicuro, i contrasti e le situazioni sono meno forti che in passato. Eppure, tutto questo non impedisce a Ponyo di essere un titolo delizioso e non solo per i bambini. Rispetto al precedente Il Castello Errante di Howl, per esempio, si nota una maggiore compattezza e una tensione più forte. Senza dubbio, i primi cinque minuti (muti) della pellicola sono magnifici e tra le migliori cose mai fatte dallo Studio Ghibli. Ovviamente, il merito è dello straordinario pesciolino Ponyo, un personaggio delizioso di cui è impossibile non innamorarsi. D’altronde, non si vedono al cinema tanti protagonisti in grado di offrire gioia e risate allo spettatore in ugual misura e senza doversi sentire imbarazzati per questo. E anche la figura del villain (che visivamente non sarebbe dispiaciuto al miglior Tim Burton) è, come sempre avviene nel cinema di questo regista, emblematica di una complessità in cui ciascuno ha le proprie ragioni e per cui è praticamente impossibile utilizzare del tutto il termine ‘cattivo’. Ritornano, come naturale, tanti temi cari all’autore. L’argomento ambientalista ha ovviamente la sua importanza, ma è perfettamente integrato nello spirito della trama, più che diventare un concetto pesante e falso, come avviene in tanti prodotti analoghi americani. Inoltre, le famiglie problematiche continuano a essere una costante e chissà che, nel mostrare una storia in cui padre e figlio non stanno mai insieme, Miyazaki non stia parlando anche un po’ della sua vita personale. E, come solito, i bambini devono cavarsela da soli, magari riuscendoci splendidamente, concetto che per gli occidentali ultraprotettivi non è proprio facile da accettare.

Il tutto ci viene raccontato con una notevole capacità di non far capire cosa succederà nella scena successiva, grazie a una struttura narrativa imprevedibile e in cui non si segue un copione schematico e formulaico. E che dire di certe immagini meravigliose, come la piccola macchina che passa davanti alla gigantesca nave o il mare che prende vita in tante forme straordinarie? Insomma, l’unica cosa sicura è che non ne avremo mai abbastanza del cinema di Hayao Miyazaki… “

ColinMcKenzie

Le splendide musice del lungometraggio sono opera di Joe Hisaishi. Nato nel 1950 a Nagano Prefecture. Durante la frequentazione del Kunitachi College of Music, Joe Hisaishi ha iniziato a interessarsi alla musica minimalista creando, suonando e producendo composizioni dalle sonorità contemporanee per una serie di concerti. Nel 1982 ha inciso il suo primo album da solista, Information. Da allora ne sono seguiti altri nei quali Hisaishi ha potuto affermare uno stile personale, libero dalle tradizionali convenzioni dei generi musicali. Il suo ultimo album, Asian X.T.C., è uscito nell’ottobre del 2006. Dopo l’uscita di Nausicaa della valle del vento (1984), ha composto oltre 50 colonne sonore per film giapponesi e stranieri, incluse quelle de Il mio vicino Totoro (1988) e Principessa Mononoke (1997) di Hayao Miyazaki, Hana-Bi (1998) e altri film di Takeshi Kitano. Tra i numerosi premi vinti, 5 Japan Academy Awards (gli Oscar giapponesi), il riconoscimento del Los Angeles Film Critic Association (LAFCA) per Il castello errante di Howl, (2004) e quello dell’Hong Kong Film Academy per il film cinese The Post-modern life of my aunt (2006).

Redazione

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